L'arte di preparare il cibo

In questi giorni la lettura di un libro mi ha fatto riflettere e mi ha confermato tutta una serie di intuizioni che non ero stata in grado di elaborare in un pensiero organico.
Direi che potremmo sintetizzarlo con la frase “Estia è stata scacciata”.
Nell’antica Grecia Estia era la Dea del focolare, oggi il focolare è spento. Generalizzando potremmo dire che quando cuciniamo lo facciamo senza amore, di fretta, utilizzando il più possibile cibi parzialmente pronti, o addrittura precotti. Spesso cuciniamo a fine giornata, stanchi dopo aver fatto uno spuntino a pranzo fuori casa, di fretta e senza badare a cosa stiamo mangiando o a come è stato preparato.
Tutto questo toglie al cibo il suo significato simbolico, un processo di trasformazione della materia in spirito.
Il cibo di “sopravvivenza” è facile da reperire nella nostra società, puoi sapere da dove viene, quando è stato fatto, quante calorie, quanti grassi, ecc. Tutti valori quantitativi, ma mancano i valori qualitativi: chi lo ha preparato (ammesso che sia una persona) con quale stato d’animo lo ha fatto, era felice, arrabbiato, che energia vibrazionale ha quel cibo?
Il cibo dovrebbe tornare ad essere nutrimento, nel senso più ampio del termine, nutrimento per il corpo e per l’anima, momento di trasformazione alchemica, momento sacro: quando mangiamo dovremmo solo mangiare, senza radio, senza tv, senza cellulare, senza.... ma con il cibo, il suo gusto, la sua consistenza, le sue vibrazioni e con noi stessi. In altre parole fare un atto di presenza, io sono qui, adesso!
Le proposte che vi faccio sono due:

  1.      provare a modificare il modo di cucinare, dandogli, per quanto possibile, il giusto spazio-tempo e facendolo diventare un gioco creativo.
  2.     mangiare facendo attenzione a ciò che state facendo, accorgendovi dei sapori, delle consistenze, degli odori, dell’energia.

Buon lavoro!

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